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Lui & Lei

Il giovaneDiego cap 1


di ElisaAle
26.11.2022    |    483    |    9 9.8
"Il sole picchiava forte su di noi, i corpi sempre più sudati, il piacere aumentando..."
Era giugno dell’anno scorso, andavo in spiaggia già da un mesetto approfittando della pace data un po’ per il la stagione ancora all’inizio e un po’ per la coda della pandemia che ancora limitava i viaggi e il turismo.
Dopo una discreta camminata per evitare l’accumulo dei più “pigri” che comunque si formava, ma soprattutto per raggiungere l’area dove son più i senza costume dei con, trovai il mio spazio; i vicini erano una coppia sicuramente straniera ad una ventina di metri a destra e una famiglia con 2 bimbi piccoli, stessa distanza, dall’altra parte a pochi mt dalla torretta del bagnino ; stesi il mio telo, mi sfilai il vestito lungo bianco che indossavo e mi coricai nuda al sole.
L’acqua era cristallina e si stendeva fino all’orizzonte davanti a me con qualche barca qua e là.
Il tempo passava in totale relax, nel silenzio rotto solo da qualche vocio lontano ogni tanto e dal lieve fruscio della vegetazione mossa dal venticello a pochi metri dietro di me.
Ad un certo punto, mentre ero sdraiata pancia in giù, abbandonata in quella pace idilliaca, un “hola…. Perdona si molesto “ ( ciao, scusa se disturbo) rompe quel paradisiaco silenzio; era il bagnino. Io, come fosse un poliziotto da spiaggia ( cosi li vedo fin da quando ero bambina, incutendomi quel timore come se fossero sempre li a controllarti), alzando un po’ la testa, ricambio il saluto, lasciando tutto un po’ sull’interrogativo come se senza volere avessi fatto qualcosa di male ( la fissa rimasta dall’infanzia); invece no, non avevo fatto nulla, solo era qualche giorno che mi vedeva sola e voleva semplicemente fare conoscenza; in effetti qualche scambio di sguardi c’era stato, quel giorno e i precedenti pure, scambi ai quali non avevo assolutamente dato alcun peso.
Lui era Diego, un ragazzo molto educato, giovane, 24 anni, studente di Valencia e qui per il lavoro estivo; si sedette e cominciammo a chiacchierare; io, anche se in una spiaggia nudista, mi sentivo un po’ in imbarazzo, nuda a parlare cn qualcuno di vestito, specie quando fui “obbligata” a girarmi e mettermi seduta.
Aveva finito il turno e chiacchierammo per una buona mezz’ora; e così successe per altre tre o 4 volte nei dieci giorni successivi; ormai quell’imbarazzo iniziale era praticamente scomparso e io cercavo di coincidere indovinando un po’ i suoi orari per quelle 4 chiacchiere amichevoli.
Finché una mattina, dopo qualche scambio di sguardi e di qualche sorriso, scese dalla “torretta del potere” e mi chiese di pranzare insieme visto che aveva 2 ore tra un turno e l’altro; accettai volentieri; non andavo mai al chiosco perché da sola non mi piace mangiare a ristorante, al massimo prendevo qualcosa da riportarmi in spiaggia.
All’una quando terminò il suo turno mi raggiunse, io mi coprii con un pareo legato sopra il seno, presi la borsa e ci dirigemmo al chiosco; era abbastanza pieno, per lo più stranieri, ma fortunatamente trovammo un tavolino nella zona più arretrata rispetto al mare e ci sedemmo. Ordinammo da mangiare, un’insalata di tonno al sesamo io e un hamburger lui. Il tempo passava piacevolmente e gli argomenti molto generici e di semplice conoscenza all’inizio pian piano stavano andando più sul personale; il cerchio si stava stringendo e tutto cominciava a prendere forma. Ovviamente la cosa non mi dispiaceva, a quale donna non piace essere un po’ corteggiata? In più il fatto che fosse molto più giovane di me rendeva il tutto alquanto strano e particolarmente piacevole.
Ad un certo punto sentii il dorso del suo piede nudo carezzarmi il lato del polpaccio; subito istintivamente mi tirai indietro pentendomi però nello stesso tempo; sopra il tavolo invece tutto procedeva nella più totale normalità, continuando a gustare i nostri piatti tra sguardi e occhiate a volte inequivocabili. Poco dopo fui io ad allungare il piede verso di lui, sul suo polpaccio liscio e subito un sorriso comparve sotto quegli occhi azzurri; ricambiai il sorriso mentre i nostri piedi e gambe timidamente si stavano conoscendo.
Ad un certo punto dovetti accavallare le gambe per fermare la sua mano sinistra, ormai in delicata esplorazione sulla mia coscia già da un po’, ma avvicinatasi troppo alla zona rossa,cioè a pochi centimetri dal mio intimo; la presi e la riportai sulla sua gamba; lui bloccò la mia li,su di lui, le nostre dita si intrecciarono, il messaggio era chiaro, mi desiderava, ed io desideravo lui.
“Cosa vuoi tu?” Gli chiesi in modo scherzoso.
“ e tu cosa vuoi invece?” Mi rispose lui.
Io ambiguamente ribattei sempre cn il sorriso“ fare una passeggiata tra le dune per smaltire l’insalata” .
Chiedemmo il conto e, lasciando quasi metà delle pietanze nei piatti, ci alzammo velocemente prendendo poi il sentiero che si immetteva tra le dune e la vegetazione; una cappa afosa sostituiva il piacevole venticello della riva, il sole era cocente e la sabbia bianca sotto i piedi era morbida e calda; ma tutto ciò pareva non interessare a nessuno dei due. In pochi minuti eravamo nel totale silenzio, isolati, solo qualche cicala cantando; parlavamo poco, forse entrambi un po’ tesi.
Lo stavo guidando dove la vegetazione si faceva più folta e alta, eravamo ormai vicini al luogo dove ogni tanto andavo a “nascondermi” con il mio compagno.
La tensione continuava a salire, non sapevo bene come procedere, ne’ cosa fare, non sapevo bene nemmeno cosa volevo in realtà. Il sentiero in quel punto era stretto e lui procedeva un paio di passi dietro di me; sentivo i suoi occhi addosso, scrutare il mio corpo a malapena coperto dal pareo bianco.
È vero, mi aveva conosciuto nuda, ma quella sensazione era comunque forte e presente.
Ormai a pochi passi dal posto, con un movimento apparentemente innocente allentai il nodo del pareo che cadde a terra ; mi sentivo come se mi mostrassi a lui nuda per la prima volta ed il cuore mi batteva forte nel petto.
Feci solo qualche passo in quella totale nudità e poi mi girai, lui aveva raccolto il pareo ed era di fronte a me, porgendomelo e fissandomi negli occhi. Io senza distogliere lo sguardo lo presi dalla mano e lentamente lo appoggiai su un ramo li accanto. Lentamente si avvicinò ancora un poco, le sue mani delicatamente sui miei fianchi, i nostri visi a pochi centimetri e le sue labbra avvicinandosi alle mie; solo all’ultimo mi scostai evitando il bacio che finí sulla guancia.
Lui fece per allontanarsi ma gli presi con una mano la testa e la portai al mio collo; dei leggeri baci sotto l’orecchio, le mani cominciarono ad esplorare la schiena avvicinandosi timidamente ai glutei, ed un gonfiore turgido premeva attraverso i pantaloncini sul mio ventre nudo.
Io cominciai ad accarezzargli la schiena, la pelle liscia era sudaticcia sotto quella maglietta rossa, tanto rossa che sarebbe stata visibile anche ad un cieco; gliela presi e la sfilai scoprendo un corpo tonico, asciutto e liscio. Dal collo scese lentamente fino a raggiungere il seno, coccolandomelo cn labbra delicate e una lingua morbida; io intanto gli carezzavo la testa tenendola sui seni.
La tensione ora era eccitazione, desiderio; desiderio di sentirlo ovunque, di averlo e di essere presa.
Sentivo i capezzoli inturgidirsi e le sue mani palparmi ora con decisione le natiche; lo desideravo, lo volevo a coccolare il mio sesso, così con le mani sulla sua testa cominciai a dirigerlo dolcemente verso il basso; ed ecco che le sue labbra cominciarono a scendere, prima all’ombelico e poi sul pube.
Ora era in ginocchio di fronte a me, con la bocca continuava a baciarmi il pube liscio sfiorando senza toccare il mio sesso; appoggiai scomodamente un piede su un ramo divaricando così le gambe e, mentre con una mano mi reggevo ad un arbusto con l’altra guidavo la sua bocca verso il mio piacere.
La sua lingua cominciò a scivolare umida tra le mie labbra solleticandomi il clitoride.
Mi piaceva, le gambe tremavano sotto la tensione del piacere però dopo qualche minuto lo feci alzare, gli presi i pantaloncini dall’elastico e glieli abbassai fino a terra mentre mi accovacciavo davanti a lui; era dritto, turgido e liscio, puntando esattamente verso di me; ora era il mio turno, volevo anche io la mia parte di quel gioco.
Lo presi con una mano, ne scoprii il glande e con delicatezza cominciai a leccarlo per poi accoglierlo in bocca.
Era leggermente salato, incredibilmente duro, lo leccavo e succhiavo mentre mi tenevo a lui con le mani sui suoi fianchi. Ero come ingolosita da quel giovane membro e, noncurante del caldo atroce che faceva, continuavo imperterrita come fosse un cono gelato; cercavo di accoglierlo tutto ma mi picchiava in fondo.
Forzai un poco e, allineando appena la testa e il collo lo sentii passare la curva in fondo al cavo orale ed infilarsi tutto; mi muovevo su tutta la sua lunghezza prima fino a fondo e poi a giocare leccare e succhiare il glande, mente lui mi teneva e carezzava la testa.
Dopo qualche minuto mi rimisi in piedi di fronte a lui, con il suo sapore in bocca, immobile fissandoci per qualche istante, poi, senza dir nulla mi girai dandogli le spalle, mi appoggiai con le mani all’albero li accanto, la schiena inarcata e divaricai leggermente le gambe; “vieni “ gli sussurrai. Si avvicinò, sentii una mano sulla schiena ed il suo sesso appoggiarsi delicatamente al mio; il suo glande si fece dolcemente strada tra le mie labbra umide per poi affondare lentamente nel mio piacere.
Mi teneva per i fianchi mentre affondava dentro di me, chinato leggermente in avanti a baciarmi la base del collo e la schiena.
Il sole picchiava forte su di noi, i corpi sempre più sudati, il piacere aumentando.
Ero eccitata, sicuramente anche per essere con lui, imboscati in mezzo alla natura, tutto mi piaceva.
Lo feci sdraiare a terra sulla sabbia bollente, gli salii a cavalcioni e cominciai a cavalcarlo; lui mi accompagnava muovendo il bacino mentre con le mani mi palpava il seno.
Portai le mie mani sulle sue calcando di più quella presa; trattenevo i gemiti, solo qualche sospiro, tutto si svolgeva circondato solo dal cantare quasi fastidioso delle cicale.
Il piacere aumentava, il ritmo pure, i movimenti diventavano più decisi, avevo tutti i muscoli tesi, nervosi, sentivo che stava per arrivare ma ecco un suo gemito ed il suo caldo piacere invadermi di colpo il ventre; istintivamente pronunciai un “no” soffocato tra i gemiti; sentivo i suoi colpi i suoi spasmi, avevo rallentato il ritmo, ma nn volevo fermarmi. “Non fermarti” mi disse prendendomi per i fianchi e incitandomi a continuare; ripresi subito a muovermi, quasi freneticamente , e lui, ancora duro dentro di me, riprese ad accompagnare i miei movimenti.
Strusciavo il clitoride nervosamente sul suo pube liscio mentre cn le mani dure e tese sul suo petto avrei voluto affondargli le unghie nella carne; un minuto o due e le scariche aumentarono, non riuscivo più a trattenere i gemiti, il piacere era al culmine, ed infine, arrivò l’esplosione; un orgasmo tutt’altro che silenzioso mi travolse, respiri irregolari, il cuore batteva velocissimo e i corpi ormai bagnati e lucidi di sudore.
Mi fermai, mi veniva da ridere, gli sorrisi; ero contenta e appagata.
Gli picchiai una piccola pacca sul petto e ,sempre sorridendo ,gli dissi “ birbante che combini? Seduci le donne in spiaggia? Ti sembra il modo di fare?” “Io? Tu piuttosto che distrai e rimorchi i bagnini mentre lavorano?” Mi rispose.
Mi chinai su di lui, a pochi centimetri dal suo viso e gli sussurrai sempre sorridendogli “ se vogliamo continuare con questo gioco ci vogliono un paio regole… primo sono fidanzata e quindi visto che veniamo spesso qui se mi vedi con lui o con qualcun altro o altra non mi conosci, non ci si saluta, non ci si guarda….Se invece son sola, in pubblico siamo semplici conoscenti, nulla di più . Questo è molto importante …. Ok?” Lui con espressione sorpresa “ come fidanzata!!!” Ma alla fine annuì con un sorriso. “ bene” e gli stampai un bacio al lato della bocca. Mi sollevai e mi alzai sfilandomi da quel pene ancora turgido.
Eravamo pieni di sabbia, lui particolarmente, ci pulimmo io con il pareo e lui con la maglietta, lo aiutai sulla schiena e ci rivestimmo; a lui restavano pochi minuti per raggiungere la sua postazione pomeridiana così ci dirigemmo velocemente verso la spiaggia. Durante il tragitto gli dissi di scaricarsi una app per tenerci in contatto senza doverci scambiare i numeri di telefono, cosa che sarebbe stata rischiosa, almeno per me. Una volta in spiaggia ci salutammo con un abbraccio amichevole, lui si diresse verso la “nuova” postazione ed io al mio telo.
Mi tolsi il pareo e mi diressi in acqua a rinfrescarmi.
Ripensavo a ciò che era successo e guardavo verso la torretta dove ora c’era un altro bagnino.
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